La figura dell'esteta
Publié le 30/05/2021
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Kierkegaard vuole porre al centro della sua riflessione la dimensione della singolarità dunque adotta uno stile teatrale: presenta nella sua opera un insieme di personaggi ognuno dei quali incarna una possibilità dell’esistenza. Abbiamo una pluralità di figure e di singolarità e in questa maniera Kierkegaard ci illustra concretamente il gioco delle singolarità e delle diverse opzioni di esistenza. Questo gioco di maschere viene illustrato soprattutto in “ ENTEN ELLER” che in latino significa “ o o “. In questo testo perché Kierkegaard parla anche di STADI DELL’ESISTENZA e tra questi stadi c’è uno iato che è uguale alla separazione che c’è tra una forma di vita e l’altra. queste forme di vita possono essere ricondotte a 3: • la vita estetica cioè l’esteta • la vita etica cioè l’uomo etico • la vita religiosa cioè l’uomo religioso È la vita di colui che vuole vivere la propria vita come se fosse un’opera d’arte, dunque sceglie la sua assoluta singolarità che è la caratteristica propria dell’opera d’arte. - L’esteta è colui che vuole vivere la propria vita sotto il segno dell’eccezionalità. In un certo modo l’esteta di fronte a tutte le possibilità non ne vuole scegliere nemmeno una perchè vuole goderne di tutte e in questo senso quindi vive nella singolarità in modo paradossale perché sceglie di non scegliere. - L’esteta è il seduttore il quale vuole declinare la propria straordinarietà con una sorta di dinamica costante del desiderio che non si arresta mai con nessun oggetto e l’oggetto del desiderio per l’esteta è l’oggetto della conquista. - L’esteta è infedele, non è fedele a nessuna donna ma è fedele a sé stesso in quanto non sceglie nessuna donna perché le vuole tutte e la sua rincorsa alla conquista è la sua fedeltà a sé stesso. - L'esteta è quindi condannato ad una sorta di coazione alla ripetizione della conquista perché quello che interessa all'esteta è il momento del godimento che ha la struttura temporale dell’istante. - L’esteta non sceglie nessuna forma di continuità, lui vuole l’istante del godimento della conquista ma l’istante lo rinvia ad una ripetizione infinita.
Kierkegaard vuole porre al centro della sua riflessione la dimensione della singolarità dunque adotta uno stile teatrale: presenta nella sua opera un insieme di personaggi ognuno dei quali incarna una possibilità dell’esistenza. Abbiamo una pluralità di figure e di singolarità e in questa maniera Kierkegaard ci illustra concretamente il gioco delle singolarità e delle diverse opzioni di esistenza. Questo gioco di maschere viene illustrato soprattutto in “ ENTEN ELLER” che in latino significa “ o o “. In questo testo perché Kierkegaard parla anche di STADI DELL’ESISTENZA e tra questi stadi c’è uno iato che è uguale alla separazione che c’è tra una forma di vita e l’altra. queste forme di vita possono essere ricondotte a 3: • la vita estetica cioè l’esteta • la vita etica cioè l’uomo etico • la vita religiosa cioè l’uomo religioso È la vita di colui che vuole vivere la propria vita come se fosse un’opera d’arte, dunque sceglie la sua assoluta singolarità che è la caratteristica propria dell’opera d’arte. - L’esteta è colui che vuole vivere la propria vita sotto il segno dell’eccezionalità. In un certo modo l’esteta di fronte a tutte le possibilità non ne vuole scegliere nemmeno una perchè vuole goderne di tutte e in questo senso quindi vive nella singolarità in modo paradossale perché sceglie di non scegliere. - L’esteta è il seduttore il quale vuole declinare la propria straordinarietà con una sorta di dinamica costante del desiderio che non si arresta mai con nessun oggetto e l’oggetto del desiderio per l’esteta è l’oggetto della conquista. - L’esteta è infedele, non è fedele a nessuna donna ma è fedele a sé stesso in quanto non sceglie nessuna donna perché le vuole tutte e la sua rincorsa alla conquista è la sua fedeltà a sé stesso. - L'esteta è quindi condannato ad una sorta di coazione alla ripetizione della conquista perché quello che interessa all'esteta è il momento del godimento che ha la struttura temporale dell’istante. - L’esteta non sceglie nessuna forma di continuità, lui vuole l’istante del godimento della conquista ma l’istante lo rinvia ad una ripetizione infinita.
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