dialogo filosofico
Publié le 07/03/2022
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DIALOGO SOCRATICO: CHE COS'E' LA FELICITA'?
Socrate e Protagora si incontrano nell'agorà di Atene e iniziano a parlare di filosofia arrivando poi a
trattare l'argomento della felicità.
Il loro dialogo inizia così...
Socrate: O caro Protagora, dunque pensi di essere pronto per potermi spiegare un argomento
di cui non so ancora molto?
Protagora: Certamente Socrate
Socrate: Vorrei parlare della felicità.
Che cos'è per te la felicità caro Protagora?
Protagora: O Socrate, sono molto compiaciuto del fatto che tu l'abbia chiesto a me.
Non è
difficile da spiegare, è felice chi vive nell'agio e dispone di tutti i beni materiali che
desidera.
Socrate: Caro amico, è quindi forse felice solamente il potente e ricco Pericle? Che
dispone di infinite ricchezze?
Protagora: Pericle lo è senza dubbio, caro Socrate, ma non solamente Pericle.
Socrate: E allora caro Protagora non penso di aver compreso bene, definiscimi meglio cos'è
quindi per te la felicità.
Protagora: Caro Socrate, la felicità è il raggiungimento di una tranquillità materiale ed
economica, è la conseguenza di una vita agiata in cui ci si possa dedicare a ciò che
procura più piacere e soddisfazione.
Socrate: O Protagora, forse sono stato io a non spiegarmi nella giusta maniera allora.
Tu dici
che è felice colui a cui non manca nulla di materiale, ma non pensi che anche il
grande Pericle possa desiderare di incrementare le sue ricchezze e territori? O di
avere un esercito e una flotta più potente?
Protagora: Forse Socrate, anche il grande Pericle potrebbe desiderare di più.
Socrate: E allora caro Protagora se anche l'uomo più ricco di Atene in cuor suo desidera
possedere di più, non pensi forse che non bastino le ricchezze materiali a render
felici? Non è forse evidente che chi più possiede più desidera possedere?
Protagora: Caro Socrate questo è giusto.
Socrate: E non pensi quindi che sia sbagliato considerare felice una persona solo in base a ciò
che possiede? Non viene forse narrato che Didone, regina di Cartagine e quindi più
che abbiente, si sia suicidata per una mancanza non materiale?
Protagora: O Socrate questo è vero.
Ma è forse possibile il contrario? Che si possa essere felici nella povertà? Socrate: Caro Protagora non ritieni forse felice un qualunque uomo, pur se povero, nel momento in cui diviene padre? Protagora: Ma certamente Socrate Socrate: Dimmi se sbaglio caro Protagora, non è forse felice l'insegnante quando coglie negli occhi dei propri alunni l'entusiasmo e la curiosità per il sapere? Penso che anche tu, che richiedi un compenso per condividere il tuo sapere, ricaverai comunque più soddisfazione e gioia nell'insegnare a una mente più fertile delle altre Protagora: O Socrate si, l'ho già sperimentato Socrate: Caro amico, io non so nulla d'arte, ma non pensi che l'artista sia felice anche solo nel condividere la bellezza di ciò che ha prodotto? E che ricavi soddisfazione vedendo riconosciuta tale bellezza anche prima di ricevere un qualche tipo di compenso? Protagora: Socrate penso proprio di si Socrate: E allora caro Protagora, non pensi adesso che la felicità non abbia solo a che fare con la ricchezza? Protagora: O Socrate riconosco che ciò che dici ha un senso. Socrate: E come potremo allora ridefinire la felicità? Non pensi che sia più relazionabile alla ricerca del bene come nell'esempio del padre, del sapere per l'insegnante e. »
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